Ho venticinque anni,
francamente, non so,
se in questi anni ho più pensato
alla vita, alla morte
o all’amore.
Certo è
che sono, che sono ancora vivo
e solo questo a volte, a volte mi stupisce,
e sono andato avanti.
Adesso
ho più dimestichezza e un po’ di timidezza
con la mia amarezza,
la vita mi sfiora,
come una carezza.
E un amico mi ha detto:
basta, con queste canzoni,
perché non provi a descrivere, il particolare di un fiore
senza coglierlo.
E tu cara,
volevi che
ti dedicassi due rime,
forse son pochi questi ricordi, fatti ancora col cuore
e senza soldi.
E studiavi all’Isef,
ti ho vista danzare, al passo della vita,
con due occhi di cielo,
dimmi c’è posto
per la mia nuvola nera.
E tu, Carmela,
perché, perché non mi scrivi,
te ne approfitti che
non sto vicino a te,
ma ti giuro sto male
Sarà che il tuo mondo
È fatto di bambini, di una natura che sorvegli;
difendendo una formica
che vogliono schiacciare,
in questo dolore non ti sai tuffare.
P. Di Pede